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La decisione sullo stop per le auto a motore termico, nega il principio di neutralità tecnologica

by Assogasmetano
10 Giugno 2022
92 likes

La recente decisione del Parlamento Europeo che approva la posizione sui nuovi limiti di emissione per auto e furgoni e stabilisce tra l’altro il phase-out al 2035 per i veicoli a motore termico (con obbligo di riduzione del 100% delle emissioni di CO2 allo scarico per i veicoli immatricolati dal 2035), sostiene Assogasmetano, nega di fatto il principio di neutralità tecnologia ed il concetto di sostenibilità ambientale.
Tale decisione parte dalla posizione, ideologica e smentita dalla realtà, che i veicoli elettrici siano a zero emissioni, indicando come metodo di valutazione le emissioni allo scarico. In tal modo “dimentica” di calcolare il reale impatto di un veicolo elettrico sull’ambiente, non solo per la produzione di energia elettrica per la sua alimentazione (solo in parte prodotta con le energie rinnovabili e, seppure in parte minore, ancora col carbone) ma anche delle emissioni di CO2 dal momento della sua costruzione fino al suo smaltimento (di cui le emissioni allo scarico sono solo una parte).

Una corretta valutazione dell’impatto ambientale può essere fatta solo con una analisi delle emissioni sull’intero ciclo di vita (LCA), o “from craddle to grave” (dalla culla alla tomba), essendo quest’ultimo un principio dell’economia circolare, indicata dalla Commissione Europea come la base di sviluppo della UE per i prossimi anni. Come è noto, infatti, le terre rare usate nei veicoli elettrici hanno un elevatissimo impatto sull’ambiente, prima per la loro estrazione e poi per il loro smaltimento. Se dunque l’obiettivo è la decarbonizzazione dei trasporti, questa decisione va esattamente nella direzione opposta e cerca di imporre per legge quello che il mercato non ha scelto.

Tale decisione inoltre smentisce le priorità, indicate dalla Commissione Europea per lo sviluppo dell’economia circolare, di sviluppo delle fonti rinnovabili come asset strategico per la riduzione del carbon footprint. Parimenti cancella, in un sol colpo, quanto introdotto dalla Direttiva DAFI che proponeva di considerare i sistemi economici ed ambientali dei singoli Paesi per una politica di sviluppo dei carburanti alternativi nei singoli Stati Membri, che fosse realmente sostenibile e consegna l’industria italiana nelle mani dei Paesi che hanno il monopolio mondiale nella produzione delle terre rare, fondamentali per la tecnologia della mobilità elettrica.

“Nel corso degli ultimi anni – sottolinea il Presidente di Assogasmetano, Flavio Merigo – abbiamo evidenziato come il biometano, una delle eccellenze italiane, debba essere considerato uno strumento di straordinaria importanza per raggiungere gli obiettivi imposti dal pacchetto Fit for 55, essendo una fonte rinnovabile, con emissioni LCA che possono essere addirittura negative, immediatamente utilizzabile per l’alimentazione dei veicoli e addirittura miscelabile con alte percentuali di idrogeno senza la necessità di effettuare alcun intervento di natura tecnica”.

Scarica il comunicato in pdf: clicca qui

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